Bibbia a scuola. Tanto rumore per nulla

Testo approvato all’unanimità dall’assemblea di Biblia, Firenze 29 marzo 2025

Tanto tuonò che non piovve! Si potrebbe sintetizzare così le reazioni suscitate dall’annuncio della pubblicazione delle Nuove Indicazioni 2025 Scuola dell’infanzia e Primo ciclo di istruzione. Materiali per il dibattito pubblico (scuole elementari e medie), rese note dal Ministero dell’Istruzione e del Merito poche settimane fa.

Di cosa si parla?

Si tratta di un testo redatto da una Commissione composta da studiosi/e di area pedagogica e da esperti/e di area disciplinare, centoquindici in totale. Il documento è una bozza (di ben 154 pagine!) finalizzata ad avviare la fase di consultazione che la stessa Commissione effettuerà mediante incontri con le associazioni professionali e disciplinari, con le associazioni dei genitori e degli studenti e con le organizzazioni sindacali della scuola. Tale consultazione è propedeutica all’avvio del processo formale di adozione delle Nuove Indicazioni 2025 Scuola dell’infanzia e Primo ciclo d’istruzione che andranno a sostituire – ma solo a partire dall’anno scolastico 2026/2027 – quelle adottate nel novembre 2012.

Ci si trova quindi all’inizio di un confronto e non alla conclusione di un iter. Ciononostante, il dibattito è già esploso da metà gennaio, dopo un’intervista rilasciata dal ministro Valditara, poi ripresa da altri organi di informazione. Come succede spesso nel circo mediatico la discussione si è ristretta ad alcune parole chiave, buone per titoli accattivanti: ritorno del latino, poesie imparate a memoria, centralità della storia d’Italia, studio della Bibbia.

La posizione di Biblia, Associazione laica di cultura biblica.

In relazione allo studio della Bibbia, l’Associazione Biblia si è astenuta finora dal partecipare pubblicamente al dibattito. Lo ha fatto perché ha scelto tanto di aspettare di leggere il testo quanto di sottrarsi a semplificazioni e ad aprioristiche battaglie ideologiche. Ora siamo nelle condizioni di intervenire, in attesa di ritornare – magari in occasione di un momento pubblico – sulle questioni centrali.

  • In prima istanza occorre osservare che la sbandierata enfasi sullo studio della Bibbia si riduce a ben poca cosa. L’unico riferimento esplicito alla Bibbia si trova nel capitolo relativo alla Storia, caratterizzato da un’affermazione programmatica assai discutibile: «Solo l’Occidente conosce la Storia» (p. 68). Sotto la voce “Conoscenze” e in relazione alla classe prima (sic!), si specifica: «Le radici della cultura occidentale attraverso alcune grandi narrazioni: p. es. Bibbia, Iliade, Odissea, Eneide (in forma molto semplificata)» (p. 72). 

  • Posto che la Bibbia è uno dei codici fondamentali della cultura occidentale, ci chiediamo se, appellandosi a “una forma molto semplificata”, si sia consapevoli del carattere plurale della Bibbia, a livello testuale (i diversi canoni dei libri) e a livello ermeneutico (le diverse interpretazioni), fattori che influenzano anche le narrazioni apparentemente più semplici. Senza dimenticare il perdurante influsso di precomprensioni apprese in giovanissima età (basti pensare alla inesistente mela mangiata da Adamo ed Eva).

  • Si sottolinea il carattere narrativo del testo biblico, con l’insegnante che leggerà e commenterà con i bambini alcuni passi: come li leggerà? Quale versione adotterà?

  • Resta aperta la questione della formazione degli insegnanti. Chi li formerà? Secondo quali criteri? A partire da quali presupposti?

  • Come far dialogare i racconti biblici con quelli contenuti in altri testi religiosi, a cominciare dal Corano? Tenuto conto della significativa presenza di alunni musulmani nella scuola primaria, si tratta di una domanda tutt’altro che astratta.

La Bibbia è un testo da maneggiare con cura, sempre a rischio di uso distorto e ideologico. Leggendo le Indicazioni si ha l’impressione di una certa dose di superficialità nell’approccio e, sottotraccia, si scorge il pericolo di utilizzare il testo biblico all’insegna di una identità fin troppo assertiva e autoreferenziale tipica di un Occidente che si avverte minacciato e invaso. Biblia, in virtù di un’esperienza ormai pluridecennale, continuerà ad operare nella scuola proponendo un approccio culturale maturo, pluralistico e dialogico. Rifuggendo da facili e ingannevoli scorciatoie, miriamo sia a favorire scambi consapevoli sia a prendere le distanze da tardivi arroccamenti.

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